Il testo del frammento è vergato da un'unica mano, ma è frequentemente emendato da un'altra mano coeva che effettua correzioni interlineari e per sovrapposizione. La seconda mano aggiunge, inoltre, a c.1v A: "tunc / [c]oronabuntur in remuneratione".

I due frammenti sono parte dello stesso foglio, acefalo, che è stato tagliato circa a metà in sede di riuso. Pertanto la parte superiore del foglio è costituita da c.1r/v A mentre quella inferiore da c.1r/v B.

I frammenti si presentano in discreto di conservazione, solo in alcuni punti l'inchiostro ha perso di tono a causa del suo riuso e del distacco privo di restauro.

Il frammento 26A presenta alcune annotazioni di mani di epoche differenti, relative sia all'uso del manoscritto originario, sia al supporto in qualità di legatura di riuso.

In particolare: il lato verso presenta l'annotazione Simonis Romulii nosce te ipsum vergata da una mano del XVI-XVII sec. e dei numeri nell'angolo inferiore sinistro 91.5; mentre il recto presenta alcune annotazioni avventizie nella metà sinistra, in una scrittura corsiva databile al XVII secolo e nella ametà destra un'annotazione di XV secolo relativa, probabilmente, al testo che principia con R[..2..]ctum ex philosophorum.

I due frammenti sono stati riutilizzati sulla medesima unità codicologica, in qualità di rivestimento del piatto o del contropiatto e come carte di guardia di un libro o un registro. Non si hanno informazioni relative al contesto di riuso e alle modalità e ai tempi del distacco.